Quando intraprendi la strada del trading sistematico in opzioni ti accorgi ben presto di avere a che fare con problematiche ben distinte da quelle del trading su altri strumenti. Importanti complicazioni derivano ad esempio dalle scadenze dei contratti. Introdurre nei propri sistemi la variabile tempo porta la necessità di stabilire un setup sul quale costruire l’operatività, una scadenza alla quale si confida di portare con successo l’intera struttura, e una strategia gestionale da tenere tra i due momenti, prevedendo anche il caso in cui il mercato non confermi l’ipotesi alla base della propria strategia.
Al contrario di quanto si fa nel trading in strumenti lineari, inoltre, l’approccio generalmente più profittevole con le opzioni è quello non direzionale. Mentre con azioni e futures ci si mette tendenzialmente in trend, non importa se a favore o contro, con le opzioni si preferisce una logica svincolata dalla previsione di rialzo o ribasso di quotazioni e prezzi.
Tutti questi ed altri fattori fanno sì che definire una strategia efficace ed efficiente per il trading in opzioni richieda un lungo lavoro di studio e ricerca. Gli elementi che devi considerare sono molti, e altrettanto numerosi sono gli scenari diversi all’interno dei quali essi vanno osservati. In un contesto con tali caratteristiche non è possibile avere istruzioni “standard”, da seguire come manuali istituzionali.
Per lo stesso motivo, molti tra i miti più diffusi del trading in opzioni non funzionano. Dobbiamo dunque cestinarli? Non necessariamente; ma senza alcun dubbio dobbiamo rielaborarli. In un precedente articolo abbiamo parlato di come applicare la Naked Put Selling nelle strategie in opzioni; oggi cercheremo di analizzare nel dettaglio e reinterpretare il mito dell’Iron Condor.
Alla base del mito: cos’è l’Iron Condor
L’Iron Condor è una strategia composta che mette in campo 4 opzioni – 2 put e 2 call – con medesimi sottostante e scadenza. Generalmente, lo schema è long put / short put, short call / long call, ossia un’opzione comprata e una venduta per ogni tipo. Gli strike vengono scelti in maniera tale che il payoff atteso a scadenza permetta di guadagnare dalla non direzionalità del mercato.
Il meccanismo di questa strategia si può riassumere nella frase “vendere la pancia e comprare le ali”, dove la pancia corrisponde alla parte centrale e le ali sono i due estremi. L’idea nasce dall’osservazione del comportamento tipico dei mercati, che tendono a muoversi entro limiti ristretti e appaiono stazionari per la maggior parte del tempo.
In sostanza, l’Iron Condor fa affidamento sulla probabilità che, alla scadenza, il sottostante si trovi in un qualunque punto centrale della strategia – dove si concentra il massimo profitto – e non in una delle due zone negative delle code. In queste ultime la perdita è considerevole (ecco il perché dell’acquisto: a questo proposito, si veda anche l’articolo sulle opzioni come strategia di copertura). La distribuzione dei rendimenti mostra però che, statisticamente, la strategia permette di guadagnare nel 70-80% dei casi.
Riesame 1: profitto e perdite
Abbiamo appena ricordato che l’Iron Condor fa affidamento sulla statistica per promettere un’alta probabilità di profitto con un rischio molto contenuto. Nel concreto, lo scontro con la realtà può essere traumatico. Se infatti la statistica mostra che si può guadagnare nel 75% circa dei casi, i dati reali evidenziano che le perdite nel restante 25% possono azzerare o portare addirittura in negativo i profitti totali. Il profitto atteso nella pancia è molto minore della perdita attesa delle ali: il gioco delle probabilità non è tanto a favore della strategia quanto ci si potrebbe aspettare, insomma.
Ciò si verifica per diverse ragioni. Per esempio, al fine di avere alte probabilità di successo è necessario distanziare molto gli strike venduti rispetto al valore iniziale del sottostante. Questo costringe a comprare opzioni di copertura – che portano il payoff a formare le ali orizzontali del condor – su strike molto distanti. Guadagnando spesso ma poco e perdendo di rado ma tanto, il saldo complessivo risulta lontano dalle aspettative iniziali.
Riesame 2: statistica VS dati reali
L’analisi della distribuzione dei rendimenti generalmente utilizzata nell’Iron Condor non fornisce una base valida su cui costruire la nostra strategia. La sua descrizione del mercato si fonda sulla media statistica del passato, che condensa una serie variegata di eventi le cui cause potrebbero anche non ripresentarsi mai più.
Al contrario, ciò che abbiamo bisogno di sapere è come ha reagito il mercato quando è stato sottoposto a stimoli simili a quelli odierni. Per formulare delle aspettative circostanziate sul comportamento futuro del sottostante dovremmo quindi guardare non all’intero storico, bensì solo alle situazioni analoghe a quelle correnti.
Stabilendo un criterio di similarità e prendendo in considerazione solo i dati che rispondono a quel requisito avremo una stima più funzionale. Supponiamo di osservare oggi un rialzo nel mercato di un 3% in un giorno: cercherò nel passato tutti i casi in cui si è verificato un evento assimilabile – ad esempio un rialzo compreso tra il 2,5% e il 3,5% – e registrerò ciò che è successo in seguito. Questa media storica parziale sarà molto più puntuale ed indicativa per la mia strategia.
Riesame 3: interpretare il 25% e 75%
Secondo le logiche dell’Iron Condor, il prezzo del sottostante a scadenza si trova fuori dall’area di profitto nel 25% di casi. Ma sarà davvero solo in questo 25% che interverremo con contromisure per gestire il rischio? La risposta è no, perché la percentuale non contempla le volte in cui il prezzo del sottostante esce dall’intervallo profittevole per poi rientrarvi entro la scadenza.
Ogni volta che il sottostante esce da una delle due parti della strategia noi dobbiamo intervenire: non possiamo infatti sapere, sul momento, se il prezzo rientrerà o continuerà a muoversi al di fuori fino alla scadenza. Gli interventi possibili sono diversi. Alcuni pensano al Delta Hedging, che però non si adatta bene all’Iron Condor. Si potrebbe fare il cosiddetto Roll Over, cioè spostare la struttura in una posizione ancora più cautelativa. Oppure, ancora, si potrebbe optare per il semplice Stop Loss.
In ciascuno di questi casi, gestione del rischio significa costi operativi, dunque rendimenti minori del previsto. Ecco quindi che anche la probabilità di incassare il premio netto iniziale deve essere reinterpretata. Un esempio: i dati di un’analisi effettuata sul comportamento dell’indice FTSE Mib hanno mostrato che, su 155 mesi tecnici considerati, solo in 89 il prezzo non è mai uscito dall’intervallo di profitto. A conti fatti, la probabilità di ottenere il massimo profitto atteso non è stata in questo caso pari al 75%, bensì al 57%.
L’importanza delle politiche di gestione
L’Iron Condor ha una valida base statistica, se perfezionata con gli accorgimenti appena presentati. Abbiamo però anche visto quanto sia complicato ottenere un profitto statistico. Il punto fondamentale è che non stiamo parlando di una strategia che possiamo mettere in atto e lasciare andare al proprio destino. Lavorando in probabilità, il rischio di errori è sempre in agguato: per segnare la differenza tra la sopravvivenza e la rovina finanziaria abbiamo bisogno di idonee politiche di gestione della strategia.
Un primo elemento che deve rientrare in queste politiche è la necessità di dosare gli strike con attenzione, sia quelli venduti che quelli acquistati, sulla base di setup operativi precisi. Gli strike vanno tarati di volta in volta: non su intervalli statistici fissi, bensì su intervalli variabili in relazione alle condizioni contingenti del mercato.
Recenti studi hanno eseguito dei minuziosi backtest sull’associazione Iron Condor – CoverSpread. La strategia decide di mese in mese come muoversi in funzione di alcuni indicatori di posizionamento degli istituzionali. Prevede inoltre l’applicazione di uno stop loss al superamento dello strike venduto per due giornate, non necessariamente consecutive. Per indicazioni più approfondite consigliamo la partecipazione al meeting gratuito organizzato da QuantOptions per un primo orientamento, successivamente al nostro workshop sulle opzioni.
Può comunque capitare di subire una perdita ingente. Abbiamo più volte sottolineato che il rischio è ineliminabile, in questo ambito: l’operatività non direzionale in opzioni porterà sempre un rapporto di rendimento atteso su rischio atteso molto minore di 1. Devi sempre tenere a mente che il rischio va controllato e che l’importante è fare in modo che l’Equity Line mediamente salga. Chi non è pronto ad accettare e gestire queste premesse non dovrebbe fare trading in opzioni.